Verso l’armonia #5 Nessuno mi può giudicare… nemmeno io!

Siamo giunti al nostro quinto appuntamento con la rubrica “Verso l’Armonia…”, un’armonia possibile e realizzabile. Anche grazie alla pratica di cui parleremo oggi.

Questa volta ci riferiamo all’essere in armonia con noi stessi, con le nostre emozioni e i nostri vissuti: questo tipo di benessere ci aiuta a star meglio anche con gli altri e ad affrontare le difficoltà in modo più efficace.

Abbiamo già discusso degli effetti dello stress e dell’importanza di dare spazio a ciò che siamo e proviamo. Questo è fondamentale per qualunque essere umano, ma diventa davvero indispensabile quando si deve affrontare una situazione dolorosa e di non facile risoluzione, come la malattia rara.

Un valido aiuto arriva dalle pratiche di Mindfulness.

“Mindfulness” significa prestare attenzione, ma in un modo particolare:

  • a) con intenzione,
  • b) al momento presente,
  • c) in modo non giudicante”.

In pratica è un modo per favorire una più piena consapevolezza dell’esperienza del qui e ora.

Ma cosa significa prestare attenzione al momento presente? Significa osservare, ascoltare e accogliere tutte le sensazioni corporee, i pensieri e le emozioni che stiamo provando in un dato momento, perché esse ci dicono qualcosa di importante su di noi e su come stiamo affrontando una certa situazione.

Il fatto è che certe sensazioni e certe emozioni non andrebbero negate e soffocate solo perché spiacevoli; anzi, proprio per questa loro caratteristica di sgradevolezza, dovremmo ascoltarle, perché ci lanciano un allarme, ci dicono che dobbiamo sistemare qualcosa che non va per il verso giusto.

Siamo portati, culturalmente, a vergognarci quando sentiamo cose che “non dovremmo” sentire. Ci insegnano che non va bene esprimere la rabbia e che la tristezza è solo per i più deboli. Ci hanno educati a sentirci in colpa quando desideriamo uno spazio per noi e a considerarci sbagliati quando non diamo priorità alle persone che amiamo. Ma pochi ci dicono che per stare bene con gli altri, dobbiamo dare voce anche ai nostri bisogni e soddisfarli. Quel sano egoismo, considerato da tutti come una cosa negativa opposta all’altruismo, è, invece, fondamentale nella realizzazione personale ed è una condizione necessaria per prendersi davvero cura di chi ha bisogno.

Se annulliamo le nostre emozioni, i nostri pensieri e i nostri vissuti in nome del benessere dell’Altro, ci riduciamo a vivere come macchine, senz’anima, e ci limitiamo a fornire prestazioni fredde e meccaniche, che nulla hanno a che fare con il vero significato del “prendersi cura di…”.

Per questo è fondamentale la consapevolezza non giudicante di cui parla la Mindfulness e l’accettazione di ciò che siamo, vogliamo, pensiamo e sentiamo. Solo dopo aver accettato ciò che non va, possiamo provare ad agire per migliorare (non cambiare completamente) la situazione e usare le nostre risorse personali per trasformare il negativo in qualcosa di più positivo!

Ascoltiamo insieme la dottoressa Cinzia Iantaffi, pedagogista e istruttore di Mindfulness, che ci spiega nel dettaglio in cosa consiste la pratica di cui parliamo.

Guarda gli ultimi articoli