Casca il mondo, casca la terra, di Catena Fiorello

(dal notiziario “W Ale Notizie” n°7, del 3 aprile 2012)

Giovedì 2 febbraio, presso la libreria Arion, di fronte a un numeroso pubblico, si è svolta la presentazione del libro di Catena Fiorello “Casca il mondo, casca la terra”. È intervenuta Laura Faranda. L’autrice, al terzo romanzo, conduce programmi televisivi e radiofonici. In quest’ultimo lavoro racconta la vita, fatta più di apparenza che di sostanza, di una tipica famiglia borghese italiana. Sono andato alla presentazione di un libro, sapevo che il libro era un romanzo,  un genere letterario che non mi incanta. E invece… Il romanzo mi incanta subito.

Bel titolo, CASCA IL MONDO, CASCA LA TERRA, bella copertina, bella scrittura, un’introduzione dal Vangelo mi ha fatto sentire subito a casa, e un tema interessante, attualissimo. Dopo il libro, arriva l’Autrice. Un incanto. Intelligenza, spontaneità, simpatia, uno sfoggio di talenti. Ma non è tutto. Il romanzo è dedicato a una creatura limpida e pura, rimasta giovane, perché non le è stato dato il tempo di diventare più grande. È Alessandra  Bisceglia. Catena dice di lei cose belle e tenere, invita sul palco i genitori. Li introduce così: dopo quello che è successo, dovevano scegliere  se spararsi  o dedicarsi al prossimo. Si sono dedicati al prossimo. Parla la mamma di Alessandra, poi il papà. Parlano della figlia con un’ammirazione e un amore che trapassano il cuore. Sono sempre più convinto: questa  serata  è un dono di Dio. Raccontano  quanto nelnome di Alessandra hanno fatto e fanno, la Fondazione Alessandra Bisceglie “W Ale” onlus, e tutte le iniziative coraggiose e tenaci, portate avanti con “La forza di un sorriso”, il motto della fondazione. Dio mio, queste persone sono davvero fatte a tua immagine e somiglianza! Alla fine della serata Catena mi scrive la dedica sul libro:
“A Don Sergio da Catena. Non casca la terra… tranquillo…”. Anche qui il suo straripante e contagioso ottimismo. “Lo leggerò al mio primo viaggio in treno”, dico a Catena. Invece non ho resistito. L’ho letto una notte dalle 22 alle 2. Ma non l’ho finito. Mi mancano pochissime pagine, non voglio ancora congedarmi da Vittoria.

Don Sergio Mercanzin
 

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