La mia esperienza con la Fondazione W Ale

(dal notiziario “W Ale Notizie” n°25, del 24 ottobre 2016)

di Alessia Leuzzi

Ciao a tutti i lettori!!! Sono Alessia Leuzzi, 25 anni salentina, abito a Roma ormai da tempo e frequento il 2° anno di specialistica in Relazioni Internazionali presso l’università Lumsa.

Ho conosciuto la storia di Alessandra tramite la mia università, in quanto è stato lo stesso suo ateneo. La Lumsa e la Fondazione Alessandra Bisceglia stringono rapporti ormai da diversi anni e la Fondazione accoglie stagisti da differenti università, per far loro assaporare il mondo del no-profit e far comprendere come potrà essere.

Prima di incontrare Raffaella, la mamma di Ale, Marina e Nicola, i miei due colleghi romani ne “La Stanza di Ale”, sapevo ben poco del grande lavoro svolto dalla Fondazione.

Quando sono stata contattata da Raffaella per il colloquio, non avrei mai pensato di incontrare una donna così impavida, tanto da riuscire a darti forza anche tramite un semplice sorriso, lo stesso che ho riscontrato col tempo in tutte le persone che lavorano nella Fondazione.

Una volta finito il colloquio, ci siamo accordate per la data e l’orario d’inizio del mio stage.

Ma continuavo ancora ad ignorare il mondo che mi aspettava, un mondo composto da persone accoglienti e affabili, che mi hanno fatta sentire a casa; un mondo fatto da persone che danno una mano concreta a tutta quella gente che si rivolge a loro, pure per un semplice consiglio; un mondo fatto di concretezza, di coraggio, di forza e di amore.

I miei primi giorni sono stati in particolar modo di grande impatto emotivo e conoscitivo. Marina e Nicola, con l’aiuto anche di Serena, la sorella di Ale, e Raffaella stessa, mi hanno saputo dare le basi per un approccio concreto con la Fondazione e il suo obiettivo. Tutto è diventato più chiaro quando ho visto il documentario su Alessandra realizzato da Rai Cinema, comprendendo ancor di più in quale luogo avevo la possibilità di crescere.

Le mie mansioni di tirocinante riguardavano attività di segretariato e alcuni progetti che avevano come scopo far conoscere la Fondazione, partendo dalle singole persone fino ad arrivare alle scuole e alle parrocchie.

Marina, la mia tutor con tanta pazienza, mi ha dato la possibilità di partecipare alla realizzazione di tre progetti, ai quali sono legata ed emotivamente coinvolta. Di questi, mi ha attratta in particolar modo il dover contattare gli istituti superiori della zona vicino a “La Stanza di Ale” per promuovere la Fondazione attraverso un progetto, “Il calore di un sorriso”, avente come scopo specifico quello di stimolare, nei giovani adolescenti, una riflessione più attenta sul modo di affrontare le difficoltà che ognuno incontra nel proprio percorso di vita. Sì, perché se si inizia sin da piccoli a non discriminare le persone con difficoltà fisiche e a vedere i problemi da prospettive differenti, da adulti potremo costruire relazioni meravigliose con ogni persona che ci circonda.

Come non posso non citare anche il piacere di aver conosciuto, seppur indirettamente e tramite alcune testimonianze, il grande lavoro svolto dai volontari, persone che dedicano il loro tempo libero per sostenere per quanto possibile la Fondazione.

Sono stata davvero contenta di aver avuto questa possibilità di crescita e spero un giorno di poter far tesoro di tutto ciò che questa Fondazione, con i suoi coordinatori, mi ha insegnato.

Pertanto, un grazie sincero va a tutti voi che, pazientemente, mi avete insegnato ad aprire ancora un po’ gli occhi, e va anche a te, Ale, che pian piano sei riuscita a guidare i miei passi.

 

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