Le Mani di Alessandra – Elisa Storace – Università LUMSA

Un ricordo di Alessandra in millecento battute. Praticamente impossibile. Così poco spazio… Basta appena per ricordare le sue mani. Che sembravano quelle di una bimba. Le dita sottili, così sottili che gli anelli le andavano sempre larghi e il suo anello preferito lo portava al pollice.

Le mani di Alessandra. Che erano sempre in movimento. Come quando cucinava e con quelle manine girava sughi e creme con il cucchiaione di legno, e la sua torta al cioccolato resterà mitica.
O quando scriveva al computer e con le dita picchiettava sui tasti del portatile con l’aria di una scienziata che premesse i pulsanti di un macchinario complicato, che lei e “la tecnologia” erano “due cose diverse”.
Mani affusolate con cui componeva i numeri sulla tastiera del cordless per telefonare agli amici sparsi per l’Italia, e, quando quelli rispondevano, alle amiche diceva “bella” e agli amici “tesoro”.
Mi viene in mente la prima volta che si fece fare la ricostruzione delle unghie: continuava a tamburellarci e, ridendo, faceva la gattina maliarda che sfodera gli artigli, chiedendo a noi che eravamo lì “Non sono irresistibile?”. Decisamente Ale. Decisamente…

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