Una nuova risorsa per Ale

(dal notiziario “W Ale Notizie” n°7, del 3 aprile 2012)

Breve, ma intensa e piena di entusiasmo, è la mia nuova esperienza  con la fondazione W Ale Onlus, grazie all’iniziativa della F.A.V.O., Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia, e alla sensibilità del suo Presidente, Prof. Francesco De Lorenzo, di inserire in alcune associazioni sei assistenti sociali con borsa di studio di un anno.
Avevo sentito parlare di Alessandra in televisione dopo la sua scomparsa, ricordo di essere rimasta colpita dal sorriso dolce, il coraggio e l’amore per la vita che l’hanno portata a realizzare i desideri più profondi. Il suo è un esempio di vita vera, vissuta con passione, con tenacia. Insegna che la disabilità non costituisce un ostacolo all’autonomia o un impedimento alla felicità e alla realizzazione di progetti di vita.

E per non dimenticare Alessandra, la fondazione si è posta l’obiettivo di aiutare bambini, giovani, famiglie con le sue stesse problematiche, a non arrendersi  alla malattia, ma sperare grazie alla ricerca scientifica portata avanti con rigore e grande sforzo. In realtà alcune attività progettuali sono volte al sostegno, all’informazione, al supporto e all’autodeterminazione dei malati e delle loro famiglie.
Entrare a far parte della fondazione ha rappresentato per me un’occasione importante per aiutare e sostenere le famiglie a vivere la malattia con dignità, partendo da determinati diritti molto spesso non riconosciuti e rispettati. Come persona, ma anche come assistente sociale, cerco di esercitare il mio ruolo trasmettendo un messaggio di ottimismo e di positività, lo stesso lasciato da Alessandra: niente è impossibile, è necessario combattere contro le difficoltà e ostacoli come barriere sociali, culturali, architettoniche, che ancora persistono nei confronti della disabilità. Una lotta insieme alle famiglie per non farle sentire sole, abbandonate a se stesse e per far comprendere loro che la malattia, a volte invalidante, non può e non deve portare nessuno a smettere di sognare, desiderare e progettare la propria vita e che l’autonomia è veramente possibile, non più un’utopia.
Giuditta Risi

 

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