Intervista a Giuseppe De Caro

Giuseppe De Caro nasce a Battipaglia, in provincia di Salerno, il 25 gennaio 1984. Fin da piccolo il suo sogno è quello di diventare giornalista. E’ ancora uno studente liceale quando comincia a collaborare col quotidiano “Cronache del Mezzogiorno”. Si occupa di sport. Segue formazioni che militano in categorie minori. Dopo il diploma, col massimo dei voti, al liceo linguistico si iscrive all’università di Salerno ed è studente della facoltà di scienze della comunicazione. Tra corsi ed esami continua a scrivere per il quotidiano e per altre testate on line e settimanali. Diviene giornalista pubblicista nel 2004. Dopo la laurea, con 110 e lode, supera i test e diviene allievo della scuola di giornalismo radio televisivo di Perugia. Dopo i due anni del master di primo livello sostiene l’esame professionale e diventa giornalista professionista nel febbraio 2009. Il suo primo impiego in RAI risale all’ottobre 2009 presso la sede regionale RAI della Valle d’Aosta. Dal gennaio 2014 a tutt’oggi è redattore ordinario della TGR Campania della RAI

Giuseppe De Caro ha partecipato alla sfida del PGAB per mettersi alla prova con tematiche che, magari, nel quotidiano, travolti dalla cronaca, non si riescono ad affrontare. Per Giuseppe il sociale va raccontato partendo dalle storie di singoli, gruppi, associazioni, cooperative che operano per il bene comune, magari, in silenzio e nell’ombra. Il compito dei giornalisti è quello di accendere i riflettori su queste realtà, illuminare queste periferie e raccontarne la bellezza.
Oggi la Comunicazione Sociale trova maggiore spazio sulle testate, secondo Giuseppe, anche se gli farebbe piacere vedere qualche prima pagina o qualche apertura di TG in più dedicata alle tematiche sociali.

Le parole, in un tema come quello del PGAB non sono mai scelte a priori, così si augura Giuseppe, che dice: “Le parole sono frutto delle vicende che ti trovi a raccontare e delle emozioni che suscitano in te. Le parole vanno, poi, usate con attenzione. Sono importanti.”
Parlando di notizie, aggiunge: “Una notizia è implicitamente nuova, altrimenti, non sarebbe tale. Poi può essere approfondita, ampliata, trattata da altro punti di vista, ma alla base, è nuova per forza di cose.” Giuseppe continua parlando delle testate viste più come prodotti commerciali o come servizi pubblici che dipende dalle testate. In Italia, ma anche negli altri paesi, c’è il servizio pubblico e ci sono testate commerciali. Coesistono da sempre. La differenza la fa sempre un buon giornalista, perché è convinto che non esista l’oggettività nel raccontare i fatti. Quando si approccia un argomento lo si fa sempre in maniera soggettiva. Giuseppe conclude dicendo: “Credo che la prima dote di un buon giornalista debba essere l’onestà del racconto.”