Intervista a Giulia Di Leo

1. Cosa ti ha spinto a partecipare a un Premio Giornalistico con un tema così specifico e qual è il significato di questa esperienza per te?

Ho partecipato con un tema che mi sta molto a cuore, quello dell’amianto e del conseguente tumore raro al polmone del mesotelioma, perché sono di Casale Monferrato e ancor prima di diventare giornalista ho sempre sentito questo argomento come importante. Ho unito la mia battaglia da cittadina a quella di giornalista e da anni mi batto per far sì che sempre più persone siano consapevoli di questa tremenda vicenda che ci riguarda ancora tutti, anche fuori dalla mia città.

2. In che modo le storie di vita reale possono influenzare l’opinione pubblica sulle questioni sociali?

Penso siano fondamentali, perché portano esempi concreti cercando di far empatizzare cittadini e istituzioni su questioni che sono universali.

3. Qual è la tua opinione sull’importanza di dare voce a chi non ce l’ha nel contesto della comunicazione sociale?

Sono assolutamente a favore e è quello che cerco sempre di fare con il mio lavoro.

4. Ritieni che le testate giornalistiche abbiano la responsabilità di educare il pubblico su temi sociali? Perché?

Sì è una responsabilità del nostro lavoro, perché abbiamo la possibilità di dare voce a chi ha gli strumenti per capire il mondo e come giornalisti non dobbiamo dare soluzioni ma offrire punti di vista e confronti.

5. Come si può mantenere un equilibrio tra il sensazionalismo e l’oggettività quando si trattano argomenti delicati?

Raccontando i fatti, verificando i dati incerti e soprattutto affidandosi a esperti, incrociando i dati laddove ci siano, senza basarsi solo sulle testimonianze di persone comuni.

6. Quali sono le sfide maggiori che affronti nel raccontare storie relative a tematiche sociali?

Il racconto in sé ritengo sia una sfida, ma positiva, per riuscire a comunicare un messaggio e sensibilizzare i lettori.

7. Come vedi il ruolo dei social media nel promuovere la comunicazione sociale e nell’influenzare il giornalismo tradizionale?

Spero che presto si possa raggiungere un equilibrio. Non li condanno, ma se usati in maniera scorretta, come spesso accade, creano disinformazione e inquinano l’immagine dei media che lavorano in maniera deontologicamente corretta. Servirebbero linee più stringenti di quelle attuali.

8. In che modo la formazione e l’aggiornamento professionale possono migliorare la qualità del giornalismo sociale?

Sono indispensabili per capire le esigenze nuove del mondo. Personalmente ho partecipato a corsi molto utili sul linguaggio e sulla violenza di genere. Il mondo si evolve e noi dobbiamo stargli al passo.

9. Come é venuto a conoscenza del Premio giornalistico?

Ne sono venuta a conoscenza tramite il sito Fnsi e avevo già partecipato in precedenza.