Intervista a Libero Stracquadanio

1. Cosa ti ha spinto a partecipare a un Premio Giornalistico con un tema così specifico e qual è il significato di questa esperienza per te?

L’incredibile storia che abbiamo raccontato io e Alessandra ci ha riempito il cuore. Simonluca, aprendoci le porte di casa propria, ci ha fatto scoprire come ogni vita è diversa una dall’altra e che ognuno di noi porta con sé un bagaglio di conoscenze, passioni e sentimenti che è sempre importante condividere. Poter partecipare a questo concorso rappresenta l’arricchimento di un momento già importante per me e ha acceso la possibilità di far conoscere a più occhi la storia di Simonluca.

2. In che modo le storie di vita reale possono influenzare l’opinione pubblica sulle questioni sociali?

Poter conoscere l’esperienza di vita di tutti i singoli, la loro quotidianità, condita da difficoltà e forza di volontà, serve ad alimentare l’immedesimazione e la comprensione del prossimo. Poter dare un volto e una storia alle minoranze aiuta l’opinione pubblica a essere più conscia degli atteggiamenti che deve assumere nei contesti pubblici e predispone a una maggiore propensione all’aiuto, perché figlio di una conoscenza esperienziale mediata.

3. Qual è la tua opinione sull’importanza di dare voce a chi non ce l’ha nel contesto della comunicazione sociale?

Dare voce a chi non ce l’ha è l’obiettivo del giornalismo. Poter cambiare le cose all’interno dell’opinione pubblica semplicemente raccontando è ciò che mi entusiasma di più di questo lavoro nel quale sto muovendo i primi passi. Spesso le persone hanno solo bisogno di vedere per comprendere e rendersi conto. Accendere un faro per aiutarle a sviluppare una consapevolezza è fondamentale.

4. Ritieni che le testate giornalistiche abbiano la responsabilità di educare il pubblico su temi sociali? Perché?

Assolutamente sì. Il giornalismo non è solo cronaca, ma anche formazione del pensiero collettivo. Quando una testata decide di dedicare spazio a storie di singoli, offre al proprio pubblico un modo per comprendere i temi che circondano quella vita. Il giornalista deve guidare il lettore o lo spettatore nella scoperta di realtà che altrimenti resterebbero nascoste. Penso che contribuire a costruire cittadini più consapevoli è un dovere di chiunque vuole fare questo lavoro.

5. Come si può mantenere un equilibrio tra il sensazionalismo e l’oggettività quando si trattano argomenti delicati?

L’equilibrio sta nel rispetto della persona e nella cura del linguaggio. Raccontare in maniera oggettiva, rispettando sempre chi abbiamo davanti è la cosa più importante. Spettacolarizzare delle storie non fa che creare mitopoiesi che allontanano lo spettatore dalla tematica, perché tendono a rendere quella storia un caso raro, specifico e non ripetibile. Se si vuole trattare una tematica è invece importante far capire che non si tratta di un singolo, ma di un insieme di persone. Vanno evitati toni enfatici e lasciare che siano i fatti a emergere.

6. Quali sono le sfide maggiori che affronti nel raccontare storie relative a tematiche sociali?

E’ importante instaurare un rapporto di fiducia con chi racconti: spesso persone che hanno già subito pregiudizi o che si sentono vulnerabili. Bisogna ascoltare in modo autentico, essere limpidi, trasparenti e non forzare nulla. Poi c’è il limite del tempo. Condensare un percorso di vita in pochi minuti richiede scelte difficili e che mi hanno personalmente messo in difficoltà.

7. Come vedi il ruolo dei social media nel promuovere la comunicazione sociale e nell’influenzare il giornalismo tradizionale?

I social media sono uno strumento in grado di amplificare. Consentono a storie piccole di raggiungere un pubblico vasto. Purtroppo il rischio di superficialità è enorme, ma se usati con criterio diventano un potente mezzo. Il giornalismo deve imparare a utilizzare queste piattaforme, imparando a sfruttarne la rapidità.

8. In che modo la formazione e l’aggiornamento professionale possono migliorare la qualità del giornalismo sociale?

Lo studio continuo permette di essere sempre pronti ad affrontare ogni tipo di novità. E’ quindi fondamentale essere continuamente aggiornati e pronti a ogni tipo di racconto. Più competenze abbiamo, più possiamo valorizzare le storie.

9. Come sei venuto a conoscenza del Premio giornalistico?

È stata la Scuola di Giornalismo di Perugia, dove sto studiando, a informare me e Alessandra di questa opportunità. Il lavoro svolto per raccontare la storia di Simonluca ci è sembrato perfetto per questo Premio e per questo abbiamo deciso di partecipare.