Intervista a Federica Nannetti

Federica Nannetti ha 25 anni ed è di Bologna. È laureata in Lettere Moderne ma con il sogno di diventare giornalista fin dai banchi di scuola superiore. In quegli anni, infatti, ha partecipato al concorso Repubblica@Scuola e ho svolto uno stage estivo in un’emittente locale. Da ottobre 2019 frequenta il Master in Giornalismo dell’UNIBO, allo stesso tempo, sta portando avanti l’altra mia grande passione: il pattinaggio artistico. Ha iniziato a praticare questo sport a soli quattro anni e oggi continuo a trasmettere la sua dedizione, allenando le nuove generazioni delle rotelle.

 

Partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico è stata una sfida?

È stata una sfida soprattutto emotiva. Ho avuto la fortuna di incontrare una terapeuta disponibile ad accompagnarmi nel profondo del tema, facendomi vivere in prima persona il suo lavoro, la sua passione e la sua missione. E proprio per questo le emozioni sono state forti e trascinanti.

  La Comunicazione Sociale: è un tema che trova spazio sulle testate?

È un tema di primaria importanza e dalla potente valenza umana che, proprio in virtù di questo, dovrebbe avere molta più visibilità sulle testate. Un tema per il quale sarebbero necessari più approfondimenti, pazienza e dedizione, in modo tale da mettere in luce tante storie meritevoli ed esemplari. Non a caso ho scelto di partecipare a questo concorso proprio all’inizio del mio percorso nel mondo del giornalismo.

 Le parole, in un tema come quello del PGAB, si scelgono o sono già scelte?

Ritengo che debbano essere scelte, come sempre del resto, ma con ancora maggior cura. È necessario un giusto equilibrio tra delicatezza, estrema precisione e competenza.

 Le notizie devono essere sempre nuove?

Indubbiamente la tempestività è una qualità indispensabile nel giornalismo. Al giorno d’oggi, però, il rischio è quello di un’eccessiva corsa alla notizia e di uno scarso controllo delle fonti a discapito della qualità delle informazioni. Ecco perché il principio guida penso debba sempre essere la correttezza e la meticolosità.

 Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?

A volte ci si trova sulla soglia limite, ma il giornalismo non può rinunciare a essere un servizio pubblico a favore della popolazione.

  Chi è oggi, secondo te, un buon giornalista?

Forse non esiste un prototipo del “buon giornalista”. Ma chi pone il diritto di informazione corretta e leale come obiettivo primario, nell’interesse della comunità, ritengo sia sulla strada giusta. Allo stesso tempo è importante avere un forte senso etico-morale, facendo proprie tutte quelle norme deontologiche troppo spesso percepite solo come vincoli troppo stretti.

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