Intervista a Domenico Gramazio

Domenico Gramazio è nato 35 anni fa a Foggia ed è giornalista professionista dal 2017. In possesso di laurea magistrale in Scienze della Comunicazione, conseguita all’Università di Salerno nel 2011, ha mosso i primi passi nel giornalismo a Salerno, città dove si è trasferito per studio dal 2004 e dove vive tutt’ora. Pubblicista dopo l’esperienza presso il quotidiano Il Nuovo Salernitano diretto dall’attuale deputato Gino Casciello, ha conseguito altre esperienze nel mondo dell’informazione. Quella più importante resta presso la redazione Metropolis, quotidiano a diffusione regionale tra le province di Napoli e Salerno, in cui ha trovato lavoro stabilmente dal 2012 al 2016. Dal 2017 è entrato a far parte del quotidiano La Città: prima come collaboratore esterno, poi come redattore web ed infine come redattore del quotidiano leader dell’informazione in provincia di Salerno.

 

  1. È una sfida partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico?

 Assolutamente sì. La diffusione e lo sviluppo di una cultura della solidarietà e dell’integrazione delle persone diversamente abili penso che debba essere una priorità per noi giornalisti.

  1. Qual è la storia o il caso che hai raccontato che ti ha segnato di più?

La storia dello scafatese Ferdinando Muollo, da mandante di un omicidio di camorra, condannato a 12 anni e 6 mesi con sentenza passata in giudicato, a coordinatore degli aiuti, con l’aziende di famiglia, a ospedali e associazioni per fronteggiare l’emergenza coronavirus.

  1. Cosa può e/o deve essere oggetto di informazione?

 Le storie. Raccontare quello che la gente non conosce e che possa dare un segnale di speranza.

  1. La Comunicazione Sociale è un tema che trova spazio sulle testate?

 Sempre sul quotidiano “La Città” (www.lacittadisalerno.it).

  1. Quali gli effetti dei Mass Media e New Media sulla comunicazione sociale?

Oggi quello che magari era un tabù oggi viene sdoganato senza problemi. E dunque anche la comunicazione sociale ha tratto benefici in questo.

  1. Esistono parole “giuste” per trattare la Comunicazione?

Il limite è nell’evitare che il lettore venga turbato da termini inopportuni nel contesto in cui ci si va a muovere.

  1. Le notizie da divulgare e raccontare devono essere sempre nuove?

Sempre.

  1. Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?

 La risposta è nel mezzo. Sono un po’ l’una e un po’ l’altra. Perché in primis rispondono a gruppi aziendali e dunque si muovono in certi canoni. Del resto, però, l’informazione ha la sua vocazione che non può essere snaturata dalle logiche di mercato. 

  1. Che significa essere un buon giornalista?

Essere onesti con se stessi e con i lettori, cercando di scrivere sempre quello che si vede con i propri occhi. Avvicinandosi sempre più alla realtà dei fatti, senza snaturarla. 

  1. Come sei venuto a conoscenza del Premio?

Attraverso una ricerca su google.

 

 

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