Intervista a Gabriella Cantafio

Gabriella Cantafio è nata a Crotone il 28 agosto 1986. Laureata in Comunicazione Sociale presso l’Università degli Studi di Messina con Master in Economia e Gestione della Comunicazione e dei Media presso l’Università di Roma Tor Vergata. Giornalista, scrive di attualità e cultura su testate nazionali (Vanity Fair, Il Foglio, Il Giornale sezione OFF, Il Fatto Quotidiano). Collabora con aziende dei settori food e luxury (maison orafa Gerardo Sacco e Mulinum, la più grande startup agricola nata sul web) in qualità di addetto stampa. Dal 2012, collabora con il mondo associazionistico, nello specifico con il Consorzio di cooperative sociali Jobel di Crotone, alternando contratti a progetto a collaborazioni volontarie, sempre nell’ambito della comunicazione. Appassionata di libri, organizza eventi culturali. Giurata del Premio Letterario Caccuri nelle edizioni 2017-2018.

 

 È una sfida partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico?

Più che una sfida, per me, rappresenta un tassello del mio impegno quotidiano nell’approfondimento e racconto di tematiche sociali.

 Qual è la storia o il caso che hai raccontato che ti ha segnato di più?

Oltre alla bella storia di integrazione e resilienza grazie allo sport, che propongo per il vostro premio, un paio di mesi fa ho avuto l’onore di intervistare Fabio Cantelli, durante il lancio della serie SanPa su Netflix. Ammetto che, piuttosto che un’intervista, è stato un momento di crescita esistenziale, ricco di spunti di riflessione su tematiche quali la dipendenza e la libertà, con pillole di psicologia e filosofia.

Cosa può e/o deve essere oggetto di informazione?

In generale, deve essere oggetto di informazione qualsiasi notizia di interesse pubblico. Nel campo della comunicazione sociale, è molto importante dare un segnale e sensibilizzare su tematiche socio-culturali attuali, magari anche raccogliendo storie/testimonianze significative.

 La Comunicazione Sociale è un tema che trova spazio sulle testate?

Purtroppo non sempre, però io, a seguito dei miei studi, della mia collaborazione con il mondo associazionistico e della mia innegabile sensibilità, cerco di trovare sempre un piccolo spazio, anche su testate che non si occupano prettamente di comunicazione sociale.

 Quali gli effetti dei Mass Media e New Media sulla comunicazione sociale?

Se utilizzati bene possono aiutare a divulgarla, ma, spesso, rischiano di banalizzarla.

 Esistono parole “giuste” per trattare la Comunicazione?

Più che di parole giuste, che sembrano interessare maggiormente in ottica SEO e similari, per trattare la comunicazione c’è bisogno di valori “giusti”.

Le notizie da divulgare e raccontare devono essere sempre nuove?

Certo, il compito di noi giornalisti, soprattutto di noi impegnati nell’ambito sociale e culturale, è proprio quello di “scovare” sempre nuove notizie/storie che possano contribuire ad attivare un cambiamento o una presa di coscienza nella società.

Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?

Purtroppo, spesso, alcune testate badano troppo al business dei like o delle cosiddette “marchette”, ma fortunatamente esistono ancora testate degne di essere definite tali, basate su etica e onestà intellettuale.

Che significa essere un buon giornalista?

 A mio modesto parere, passione, curiosità, competenza, onestà intellettuale e attendibilità sono i valori fondamentali di un buon giornalista.

Come sei venuto a conoscenza del Premio?

Ho appreso del vostro Premio sul sito www.giornalistitalia.it

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