Intervista a Valerio Sforna

Valerio Sforna è nato ad Assisi il 22 giugno 1989. Vive a Brufa, una piccola frazione del comune di Torgiano, situata nella media valle del Tevere in provincia di Perugia, terra di vini e di ceramiche. Ha frequentato il liceo Scientifico “Galileo Galilei” di Perugia, diplomandosi con 80/100. Frequenta la facoltà di Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Perugia, dove si laurea nel 2015 con una tesi di diritto pubblico comparato sul sistema elettorale e partitico degli Stati Uniti d’America. Dopo la laurea, intraprende il tirocinio presso il tribunale di Perugia per ottenere l’accesso al concorso in magistratura, ma nel 2018 abbandona la carriera giuridica per inseguire il sogno della sua vita: fare il giornalista. Superato l’esame di ammissione, si iscrive all’Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino, che tutt’ora frequenta. Esteri e ciclismo le sue passioni. Ha svolto il tirocinio nella redazione de La Nazione Umbria, mentre ad aprile sarà a Radio Popolare a Milano per concludere il suo percorso nella Scuola di Giornalismo. Ama il cinema, i fumetti e la bici da corsa.

 

Partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico è stata una sfida?

Sì, anche perché le materie di cui tratto di solito sono diverse.

 La Comunicazione Sociale: è un tema che trova spazio sulle testate?

Non molto, si preferisce rincorrere la notizia di grido del momento, senza riflettere sulle conseguenze di quello che si scrive.

  Le parole, in un tema come quello del PGAB, si scelgono o sono già scelte?

Le parole vanno sempre scelte. Mai affidarsi all’emozione del momento. Le parole sono uno strumento potentissimo, da maneggiare con estrema cura.

 Le notizie devono essere sempre nuove?

La parola notizia porta dentro di sé un concetto di novità. Questo è innegabile. Ma in un certo senso la nuova frontiera del cosiddetto “slow journalism” ci offre altri modi per trattare, e magari ripensare, la notizia.

 Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?

La maggior parte delle testate sono dei prodotti commerciali. Ma esistono ancora dei giornali che, “in direzione ostinata e contraria”, cercano di fare informazione e servizio pubblico.

 Chi è oggi, secondo te, un buon giornalista?

Un buon giornalista oggi è colui che pensa, si ferma un attimo e riflette prima di scrivere.

Lascia un commento