Intervista a Francesco Sinigaglia

Dottore con lode in Lettere, in Scienze dello Spettacolo e produzione multimediale e in Filologia moderna. Attualmente è dottorando di ricerca Università di Bari Aldo Moro in Lettere, Lingue e Arti – XXXV ciclo. Regista, drammaturgo e giornalista pubblicista iscritto all’Albo dell’Ordine dei Giornalisti. Conduce sin dal 2012 laboratori teatrali per bambini, ragazzi e adulti. Fonda il gruppo teatrale CompagniAurea. Tra le produzioni di CompagniAurea si ricorda Benedetto. Il papa di Gesù, partecipazione fuori concorso al Premio Ubu 2019. Ha pubblicato in volume “Otello nel laboratorio di Stanislavskij. Introduzione al metodo delle azioni fisiche” (TraLeRighe Libri Editore, 2018); “I volti della violenza a teatro: Dal Cinquecento a Dacia Maraini” (TraLeRighe Libri Editore 2017).

 

Partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico è stata una sfida?

Certamente sì. Qualsiasi partecipazione a un premio è una sfida: non tanto con gli altri ma con i tempi perché scrivere per il giornale equivale a raccontare velocemente e con le parole giuste il presente. Questo caratterizza un buon giornalista.

 La Comunicazione Sociale: è un tema che trova spazio sulle testate?

Fare “comunicazione sociale” è un’altra delle sfide del giornalismo contemporaneo: il giornalista non solo deve essere abile nel convincere il suo lettore ad andare oltre il titolo, ma, attraverso una scrittura accattivante e sincera, deve dimostrare di saper trasmettere un messaggio. L’impegno del giornalista, in più, deve essere condiviso dalla testata che spesso e purtroppo, a causa della velocità dei cambiamenti e dei social networks, preferisce orientare la comunicazione verso orizzonti più semplici in grado di produrre numeri vuoti.

Le parole, in un tema come quello del PGAB, si scelgono o sono già scelte? 

Le parole non si scelgono ma obbediscono alla logica di un pensiero: gli antichi sostenevano che tutto è già stato scritto; noi, invece, abbiamo il semplice compito di registrare la realtà fattuale. I temi attuali e concreti rientrano in un universo solidale in grado di insegnare e coinvolgere: i partecipanti devono tentare di intervenire a sostegno delle tematiche di cui si parlava.

Le notizie devono essere sempre nuove? 

Le notizie non devono essere nuove: devono informare. Queste hanno il dovere di rendere edotti i lettori. Non devono essere parziali, non devono essere gonfiate. Le notizie sono notizie, non storie. Le notizie appartengono alla materia ricostruttiva e per questo non bisogna correre il rischio di anteporre un servizio a un’etica commerciale.

Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?

La risposta sta nello scopo di fondazione della testata più che nel giornalista: il giornalista, poi, decide da che parte stare. Ognuno ha il suo compito. Bisogna, comunque, tenere presente che i giornalisti che afferiscono all’area del “prodotto commerciale” non deve essere sottovalutato o disdegnato: è un lavoratore come tutti gli altri con interessi e obiettivi differenti dal giornalista di “servizio”.

Chi è oggi, secondo te, un buon giornalista?

Un buon giornalista è colui che è presente, è in grado di leggere la contemporaneità e stare al passo con i ritmi frenetici del web.  Un buon giornalista, inoltre, ha il dovere morale di padroneggiare fluentemente la lingua che adopera per il suo lavoro. Infine, deve essere in grado di intercettare la notizia e verificare la certezza della fonte. Il giornalista si deve muovere. Come detto, deve essere rapido.

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