Intervista a Sara Del Dot

Sara Del Dot nasce a Trento il 9 settembre 1991. Si diploma al liceo classico e si sposta a Bologna, dove consegue la laurea triennale in Lettere moderne e successivamente la magistrale in Scienze della comunicazione pubblica e d’impresa. Nel 2016 vince il premio Roberto Morrione per il giornalismo d’inchiesta con un lavoro sull’emergenza abitativa di Bologna. A Milano frequenta il master in Giornalismo presso la Scuola Walter Tobagi, grazie al quale ha occasione di effettuare esperienze lavorative in redazioni come Class Life e News Mediaset. Iscritta all’albo dei professionisti dall’estate del 2019, attualmente lavora per Ohga, testata online di Ciaopeople editore, in cui si occupa di salute, ambiente e di tematiche legate al mondo del sociale.

 

  1. È una sfida partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico?

Partecipare a un premio con un tema così specifico è una sfida, certo, perché spinge a misurarsi con un genere di comunicazione che coinvolge prima di tutto gli esseri umani. Ritengo anche che sia un modo interessante di riunire e conoscere il lavoro di giornalisti che si occupano di questi temi, raccogliendo storie e tematiche edificanti per tutti. Il mondo ne ha davvero bisogno.

  1. Qual è la storia o il caso che hai raccontato che ti ha segnato di più?

Ogni volta che qualcuno mi permette di accedere alla sua storia personale, alla sua vita, alla sua casa, al suo vissuto lascia in me un segno indelebile. Sono questi momenti che rendono il luogo in cui ci muoviamo un posto più accogliente e più umano. Dobbiamo rendere onore a queste possibilità e fare il nostro lavoro nel modo migliore possibile, con tutta la sensibilità di cui disponiamo. 

  1. Cosa può e/o deve essere oggetto di informazione?

Credo che prima di tutto venga l’individuo, l’essere umano. L’oggetto di informazione deve essere tutto ciò che può migliorare la sua condizione, sia esso una denuncia o un modello virtuoso da cui prendere ispirazione. 

  1. La Comunicazione Sociale è un tema che trova spazio sulle testate?

Potrebbe averne sicuramente di più, ma siamo sulla buona strada.

  1. Quali gli effetti dei Mass Media e New Media sulla comunicazione sociale?

 La consapevolezza che raccontare situazioni anche di fragilità o di paura, di difficoltà ma anche di speranza significa rappresentare ciò che sta attorno a noi ogni giorno, tutto il giorno, ma che semplicemente spesso non riusciamo (o non vogliamo) vedere.

  1. Esistono parole “giuste” per trattare la Comunicazione?

Le parole sono importantissime! Sono il codice su cui si basano le nostre interazioni e soprattutto la nostra professione. Saper comunicare nel modo giusto significa utilizzare le parole giuste.

  1. Le notizie da divulgare e raccontare devono essere sempre nuove?

Credo che una stessa storia possa essere raccontata in tanti modi diversi. La vera sfida è saperne raccontare ciò che può davvero insegnare e trasmettere qualcosa.

  1. Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici? 

Non penso esista una risposta netta a questa domanda. Sicuramente sono entrambi. La cosa importante è riuscire a equilibrare il ruolo di servizio pubblico con le necessità commerciali per consentire ai contenuti di qualità di emergere sugli altri.

  1. Che significa essere un buon giornalista? 

Dal mio punto di vista, un buon giornalista dà voce a chi non ha voce, racconta la realtà per come è senza forzature, capisce quando qualcosa non va e cerca di dare il suo contributo per migliorare una vita, una realtà, un problema. 

  1. Come sei venuto a conoscenza del Premio?

Anni fa, tramite passaparola tra giornalisti interessati a questi temi.

Lascia un commento