Intervista Ludovica Criscitiello

Ludovica Criscitiello è giornalista professionista dal 2011 e videomaker da due anni. Vive a Firenze dove scrive articoli, gira e monta video per La Nazione. Ha lavorato come addetto stampa a Roma per alcune associazioni e si muove da sempre nel campo della comunicazione. Si è laureata in Comunicazione d’Impresa e ha fatto il master di giornalismo a Napoli per iscriversi all’albo dei professionisti. A questo ha aggiunto anche i video perché si è convinta che una buona dose di immagini unita alla scrittura può fare davvero tanto. Trai temi di cui adora parlare, quelli sulla diversità e l’inclusione hanno la precedenza. Crede che lo scopo per fare del buon giornalismo sia quello di dare voce a chi, come Elisa Vavassori, nel suo piccolo fa qualcosa di grande, che può insegnare e ispirare anche altri. Raccontare storie che valgano la pena: è questa la mission di un giornalista.

 

1. È una sfida partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico?

Credo che sia una sfida riuscire a saper raccontare con le parole giuste e la sensibilità adeguata temi così delicati. Come mi ha detto una volta una persona che ho intervistato “Determinate situazioni vanno raccontate con il cuore”.

2. Qual è la storia o il caso che hai raccontato che ti ha segnato di più?

In realtà è stata proprio la storia di Elisa Vavassori a colpirmi tanto. Sono l’impegno e la determinazione di questa persona ad essermi rimasti dentro perché nonostante la vita le abbia reso le cose davvero difficili, lei è riuscita a imporsi e a decidere del suo destino, molto più di tante persone (inclusa me stessa). E quando ho letto del premio ho pensato di proporre proprio questa perché ci tenevo a far conoscere Elisa.

3. Cosa può e/o deve essere oggetto di informazione?

Per me informare significa soprattutto denunciare quello che non va perché è attraverso gli organi di stampa che le istituzioni possono ricevere gli input giusti per poter agire di conseguenza. Ma significa anche al contempo mettere in luce gli aspetti positivi di qualunque realtà come quella di una ragazza che nonostante la malattia trova il coraggio di reagire e aiutare chi ha il suo stesso problema. O di chi vive in contesti di criminalità e delinquenza ma ha scelto una strada diversa.

4. La Comunicazione Sociale è un tema che trova spazio sulle testate?

Molto poco e infatti con Luce! che è questo canale nuovo della Nazione si cerca di dare spazio proprio a temi che normalmente vengono messi da parte: l’inclusione e la diversità in tutti gli ambiti.

5. Quali gli effetti dei Mass Media e New Media sulla comunicazione sociale?

Se utilizzati bene possono favorire la diffusione di una maggiore consapevolezza su questi temi.

6. Esistono parole “giuste” per trattare la Comunicazione?

Si certo. Spesso noi giornalisti ce ne dimentichiamo, ma per indicare determinate categorie ad esempio esistono parole che devono essere usate per garantirne il rispetto come la locuzione “persone con disabilità” perché, come mi ha spiegato anche Elisa, i disabili sono prima di tutto persone. Come ogni potere anche quello delle parole è potente e, se usato nel modo sbagliato, inculca idee sbagliate nella mente delle persone.

7. Le notizie da divulgare e raccontare devono essere sempre nuove?

Non necessariamente, è possibile anche trattare argomenti di cui si è già parlato partendo da punti di vista differenti.

8. Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?

Dovrebbero essere servizi pubblici, ma spesso purtroppo prevalgono interessi privati per motivi puramente economici e politici.

9. Che significa essere un buon giornalista?

Scegliere temi di cui non si parla per dare loro il giusto spazio e verificare sempre la veridicità di quello che si scrive per evitare di arrecare danni.

10. Come sei venuto a conoscenza del Premio?

Lo conosco da molti anni ma aspettavo la storia giusta per partecipare.

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