Intervista a Ottavio Cristofaro

Ottavio Cristofaro è laureato in Scienze della Comunicazione e specializzato con Laurea di specializzazione in Comunicazione e Multimedialità presso l’Università degli Studi di Bari con il massimo dei voti. Giornalista e scrittore opera nel campo dell’organizzazione di uffici stampa sia in ambito culturale e con particolare riferimento al campo politico con esperienze nazionali, regionali e locali. È direttore del portale web Lo Stradone ed è stato direttore di Puntoradio. Gode di diverse esperienze da docente formatore, sia presso istituti superiori secondari che presso istituzioni accademiche. È senior advisor per le imprese sotto il profilo della comunicazione aziendale. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche ed è giornalista per La Gazzetta del Mezzogiorno.

 

  1. È una sfida partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico?

La vera sfida, in realtà, è quella di restituire quotidianamente una dimensione umana alla nostra attività giornalistica. Dietro ogni storia che raccontiamo ci sono sempre delle persone, con le loro vite e le loro famiglie. Quella della dimensione sociale è un’attenzione che il giornalismo deve porre sempre al centro del proprio agire. 

  1. Qual è la storia o il caso che hai raccontato che ti ha segnato di più?

Ho avuto la fortuna di raccontare la storia del Capitano dei Carabinieri “Ultimo”, con i suoi risvolti umani e sociali, oltre alle questioni già note più legate ai fatti di cronaca e mafia. 

  1. Cosa può e/o deve essere oggetto di informazione?

Potenzialmente lo è tutto. Compito del giornalista è quello di tenere sempre a mente i criteri di utilità sociale e rilevanza pubblica che dovrebbero guidare l’azione professionale. Nel settore della comunicazione sociale, invece, il compito è più difficile, in quanto diventa fondamentale la capacità di essere integrati all’interno dei territori, e qui diventa fondamentale il ruolo delle fonti di prima mano. 

  1. La Comunicazione Sociale è un tema che trova spazio sulle testate?

Credo però che ci sia un cambio di marcia in merito, con un’attenzione maggiore su questi temi, che però necessitano anche di una adeguata formazione continua per gli operatori dell’informazione. 

  1. Quali gli effetti dei Mass Media e New Media sulla comunicazione sociale?

A mio avviso rappresentano una marcia in più, in quanto hanno la possibilità da un lato di facilitarne la diffusione, dall’altro – soprattutto i social network – contribuiscono ad allargare la platea di fonti da cui poter attingere a questo genere di informazione. 

  1. Esistono parole “giuste” per trattare la Comunicazione?

Accuratezza, Brevità, Completezza: è questo l’ABC della comunicazione giornalistica. Per il resto non credo ci siano parole “giuste” o “sbagliate”. 

  1. Le notizie da divulgare e raccontare devono essere sempre nuove?

Non per forza. L’importante è sempre il racconto di quella notizia, il contesto in cui si svolge e talvolta è importante anche l’autorevolezza di chi le racconta. 

  1. Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?

Una cosa non esclude l’altra. Possiamo dire che sono sia prodotti commerciali che servizi pubblici. Alcune testate scelgono di essere solo prodotti commerciali, ma credo che nel lungo periodo questa non sia mai la scelta giusta. 

  1. Che significa essere un buon giornalista?

Il buon giornalista è una persona curiosa, che sa mettere da parte i pregiudizi personali, disposto a studiare e non smettere mai di imparare. Lo scorso anno ero a una lezione con dei bambini di scuola materna. A loro ho rivolto questa stessa domanda. Mi ha risposto Tommaso, un bambino di quasi 5 anni, il quale mi ha detto che “i giornalisti raccontano il mondo”. La sua purezza e la sua ingenuità mi hanno fatto capire che questa è la definizione più bella che si possa dare a questo mestiere. 

  1. Come sei venuto a conoscenza del Premio?

L’ho conosciuto l’anno scorso, attraverso il sito dell’ordine dei giornalisti della Puglia.

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